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La Vegetazione

Parlare di vegetazione significa analizzare le relazioni tra diverse specie botaniche (alberi, arbusti, erbe, ecc.), spesso raggruppate tra loro in precisi rapporti quantitativi all'interno delle comunità vegetali (boschi, praterie, brughiere, ecc.). Dalla valle del Pioverna fino alla cima del Grignone, per poi scendere fino ad Esino, diverse sono le associazioni vegetali che si susseguono, dando a questi luoghi una particolare e caratteristica fisionomia, che contribuisce ad identificare il suggestivo paesaggio del Parco.
I versanti più bassi si caratterizzano per la presenza di fitti ambiti boscati, alternati ad aree con prati da fienagione e coltivi, entro cui si individuano i principali nuclei abitati del Parco. I boschi sono qui costituiti principalmente da carpini e querce, ma importante è anche la presenza del castagno, e in particolare dei vecchi castagneti da frutto, che rappresentano testimonianza di come l'uomo nei secoli abbia saputo utilizzare la natura a proprio beneficio. Specie di origine asiatica, il castagno è stato introdotto e favorito in questi boschi in tempi remoti, creando dei boschi oggi del tutto assimilati a quelli "autoctoni" (originari). Nei canaloni e nelle valli ripide e più ricche di acqua, queste comunità lasciano il posto a frassini e tigli, spesso presenti lungo i corsi d'acqua principali. 

Salendo in quota, i boschi si arricchiscono progressivamente di elementi più spiccatamente "mesofili", ossia che richiedono temperature meno elevate per sopravvivere: intorno alla quota indicativa di 1000 metri le faggete raggiungono il loro massimo splendore, e colpiscono, specialmente d'autunno, quando con le loro chiome multicolori infuocano i versanti. Le conifere fanno la loro comparsa prima discretamente, poi via via in modo più continuativo, fino a costituire in quota popolamenti anche di notevole interesse naturalistico, come il lariceto del Moncodeno: si tratta infatti della comunità a larice più meridionale presente nel versante alpino.
Salendo ulteriormente in quota, il bosco lascia il suo posto alle dense brughiere a rododendro, mugo e ginepro, che a loro volta poi si diradano e sfumano nelle tipiche praterie alpine. Sulla Grigna, visto il substrato calcareo, queste estese erbose sono dominate dalla carice rigida, dalla sesleria varia e dalla carice sempreverde, graminacee ben adattate alle difficili condizioni atmosferiche delle zone sommitali.
Sulle vette anche le praterie hanno coperture sempre meno continue, e vengono spesso interrotte dalla presenza di pareti rocciose e ghiaioni. Si sbaglia chi crede di non trovare in questi ambienti le specie più preziose: è qui che la natura si è sbizzarrita a creare piante in grado di sopravvivere in situazioni estreme, ma dalla strabiliante bellezza e rarità. Siamo nel cuore del parco, ove sono custodite le specie più delicate, prima tra tutte la piccola crucifera Thlaspi rotundifolia, dai fiori lilla e profumatissimi.