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Pasturo: la Rocca di Bajedo

Per la parte che ha avuto nella storia di Valsassina, è opportuno lasciar la parola allo storico Arrigoni: «Era la rocca di Bajedo - i tempi sono quelli delle operazioni di Francesco Sforza per la conquista del ducato di Milano, alla metà del '400 - luogo importantissimo per arte e per natura ed estimata inespugnabile. Era posta sur un'eccelsa rupe che quasi promontorio si distacca dalla catena dei monti e si protende a rinserrar la valle, non lasciando che un varco non più lungo di cento braccia, fra cui scorre e rumoreggia la Pioverna fra altissimi precipizi. Da tre parti è la rupe scabra ed irta sì, che quasi a perpendicolo la diresti; dall'altra, con cui si unisce al monte, dava l'accesso alla rocca, ma talmente difesa era da baluardi, antemurali e torri, che lunga opera fora stata il superarli. Sull'opposto scoglio, pure da tre parti inaccessibile, sorgeva un altro fortino, e fra l'uno e l'altro, vo' dire la spaccatura, era chiusa da muraglie e da trincere. Un ponte a due archi, costrutto già dall'arcivescovo Giovanni Visconti, che fu poi rovinato da una irruzione del fiume circa il 1550, congiungeva le due opposte sponde e dava passaggio ai viandanti. Veniva chiuso da porte di ferro ed era guardato da una torre. Probabilmente furono queste fortificazioni erette dai Romani, poiché sappiamo che per consiglio di Caio Mario, dopo essere stato sconfitto dai Cimbri, tenevan essi custodite tutte le fole dei monti, e le chiamavano porte e poi clausae, in italiano chiuse». La fortezza fu smantellata nel 1513 con l'assenso del Trivulzio al quale i valsassinesi s'erano rivolti invocando la distruzione della rocca che, ospitando un presidio francese «esecrato per le infinite lascivie e iniquità», come riferisce l'Arrigoni, era diventata «nido e asilo di scelleratezze». Oggi la rupe è nuda, mentre ai piedi sono sorte pacifiche abitazioni nei dintorni delle quali spesso pascolano placide bovine.