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L'Uomo

Dalla valle del Pioverna fino alla cima del Grignone, la vegetazione del Parco si presenta in una molteplicità di vesti, che danno corpo alla splendida fisionomia di paesaggio, caratterizzata dall'alternanza tra zone boscate ed aree aperte che appaga il nostro sguardo.
All'origine di questa peculiarità c'è il sapiente lavoro degli agricoltori che, ancora oggi, allevano il bestiame e coltivano i foraggi sulle pendici della Grigna Settentrionale. In passato l'economia agro-zootecnica legata allo sfruttamento dei prati e degli alpeggi, all'allevamento ed alla caseificazione è stata la principale fonte di sostentamento di queste zone. Ne è testimonianza la ormai storica figura del "bergamino", tipica della Valsassina e delle vicine valli bergamasche: si tratta di imprenditori impegnati nell'allevamento, nella trasformazione del latte, ma anche nella commercializzazione di formaggi e bestiame, che praticavano la transumanza trascorrendo l'inverno nella pianura lombarda e tornando all'inizio della primavera alla montagna d'origine.
La superficie agricola del Parco è di circa 800 ettari, pari al 14,5 % della sua estensione totale; vista la localizzazione dell'area, essa è costituita quasi esclusivamente da prati, sfalciati nel periodo estivo per ottenere erba da consumarsi fresca o da conservare per l'inverno, e pascoli, in cui la risorsa foraggera viene utilizzata direttamente in loco dal bestiame.

Le aziende che operano nell'area protetta sono circa una trentina: la maggior parte si occupa di allevamento di bovini e consegna il latte prodotto ai caseifici di fondovalle, che poi lo commercializzano o lo trasformano; solo una minoranza degli agricoltori caseifica direttamente, conferendo ai negozi formaggi già pronti da stagionare. Fra le attività meno diffuse sul territorio, ma comunque significative, si segnala quella agrituristica: due sono le strutture nel parco in cui è possibile avere gustose esperienze di turismo gastronomico. Sono poi presenti un allevamento di bovini da carne, uno di equini ed un grosso allevamento di ovini, che durante il periodo estivo pascola le aree in quota a sud est del Parco. 
Un discorso a parte va fatto per l'alpicoltura, ossia per il sistema composto da alpeggi e aziende che stagionalmente conducono in quota il bestiame: essa rappresenta un patrimonio storico e culturale dell'intera comunità che il Parco salvaguardia e valorizza. Nell'area protetta le malghe sono cinque: Cainallo e Moncodeno, di proprietà del Comune di Esino Lario, oltre a Campione, Pialleral e Prabello (comune di Pasturo), di proprietà privata.
Di origini antichissime, il mondo agricolo costituisce una realtà fortemente legata al territorio ed alle tradizioni, che conserva grande valore sociale e culturale: ciò emerge nelle numerose sagre di paese che hanno corso ogni anno durante la bella stagione, le cui radici si perdono nel tempo.
Di grande rilievo sono le "Manifestazioni Zootecniche Valsassinesi", storica esposizione del bestiame che si svolge l'ultimo fine settimana di settembre, ormai da un secolo, a Pasturo. È l'appuntamento che segna tradizionalmente il ritorno in paese delle mandrie alla fine della stagione d'alpeggio; oggi, pur mantenendo al centro dell'attenzione l'allevamento dei bovini di razza Bruna, la mostra coinvolge tutti i settori dell'agricoltura e della zootecnica di montagna, compresi l'artigianato e i prodotti tipici, tra cui ovviamente spiccano i formaggi, pilastro dell'alimentazione tradizionale locale.
L'agricoltura, oltre ad essere attività significativa per superfici gestite nel Parco, è di fondamentale importanza anche perché contribuisce alla conservazione del territorio, sia dal punto di vista idrogeologico, che da quello naturalistico, mantenendo habitat di grande importanza per la flora e per la fauna, in modo particolare per gli uccelli.
Ma quale sarà il futuro dell'agricoltura nel Parco?
Il problema principale del settore è il rischio di abbandono dovuto alle difficili condizioni di vita e di lavoro degli agricoltori, a fronte di rendimenti economici piuttosto bassi. L'abbandono comporta l'evoluzione di gran parte delle superfici agricole verso forme forestali, con conseguenze negative dal punto di vista naturalistico, ambientale e paesaggistico, per l'assetto del territorio ed anche per la stessa struttura sociale. Una via possibile per contrastare questo pericolo è la valorizzazione delle produzioni, che passa attraverso una scelta di consumo critico che tutti noi fruitori del Parco possiamo fare.