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I Fossili delle Grigne

I fossili, intriganti ed attraenti testimonianze dell'esistenza di forme di vita sin dai tempi remoti, costituiscono un altro aspetto che fa dell'area del Parco della Grigna Settentrionale una zona di estremo interesse scientifico. Notevoli sono i ritrovamenti effettuati sino ad ora e, ancora oggi, sono in corso importanti campagne di scavo da parte dell'Università di Milano. Attraverso lo studio dei reperti, si sta svelando di giorno in giorno il passato di queste terre e degli organismi che le abitavano. Anche al fruitore attento del territorio del Parco si apre oggi la possibilità di scovare ed osservare, fra le rocce o al Museo di Esino Lario, una moltitudine di reperti di notevole importanza. Ma di che tipo di fossili stiamo parlando? Gli affioramenti di Calcare di Perledo Varenna sono, ad esempio, assai ricchi di Daonelle (lamellibranchi), ma in passato vi sono stati rinvenuti anche brachiopodi, gasteropodi e cefalopodi e vertebrati come pesci e rettili.La Formazione di Gorno è ricca di frammenti di lamellibranchi, meno frequentemente di piccoli radioli di echinoidi (Casati & Bini, 1982).
Il Calcare di Esino si presenta molto ricco di fossili: vi si possono osservare specialmente gasteropodi, ma anche grossi lamellibranchi, articoli di crinoidi, alghe e addirittura coralli (Casati & Bini, 1982). Molti affioramenti qui rinvenuti sono stati protagonisti delle ricerche paleontologiche di vari naturalisti anche nel passato: tra questi spicca l'abate Antonio Stoppani, che ne analizzò il contenuto, riportando le proprie considerazioni addirittura fra gli anni 1858 e1860, nell'opera "Les Pétrifications d'Esino ou description des fossiles appartenant au dépôts superieur des environs d'Esino en Lombardie".

Le novità più interessanti della paleontologia della zona, arrivano però da un livello fossilifero individuato anni fa sulla Grigna Settentrionale, di interesse molto superiore alle iniziali attese non tanto per la quantità di esemplari raccolti, ma per la varietà di forme già individuate, diverse delle quali inaspettatamente nuove. Al momento, benché la preparazione dei reperti sia ancora allo stadio iniziale, si può ipotizzare la presenza di almeno 15 specie di pesci, di cui sicuramente tre mai individuate prima, oltre ad alcuni crostacei (anche in questo caso "nuovi"). Benché la conservazione non sia talvolta ottimale, vista la superficialità dei reperti individuati, e quindi la generale alterazione legata allo scorrimento delle acque e agli sbalzi di temperatura, diversi esemplari si presentano decisamente in ottimo stato. 
Quello che maggiormente colpisce di questa fortunata campagna di scavi, in corso dal 2003, sono anche le dimensioni dei resti rinvenuti: alcuni esemplari di Saurichthys, un pesce simile al barracuda vissuto 235 milioni di anni fa (ore 22.46 nel nostro "orologio geologico") , superano abbondantemente il metro di lunghezza (Tintori, 2007, comunicazione personale)!
A questo punto siamo oggi giunti alle 0.00 di un nuovo giorno geologico, quello in cui tutte queste ricchezze, di varia natura e singolarità, possono esser fruite da tutti coloro che le vogliono capire, apprezzare e rispettare: basta uno zaino in spalla, una carta in tasca e un paio di scarponi ai piedi e il Parco vi apparirà davanti come un libro aperto…